venerdì 5 aprile 2013

C'era aria di diludendo

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Dopo aver perso mezz'ora tra le grammatiche italiane, che oltretutto non risolvono il problema, per ricordarmi se si scrive qual'è o qual è – spesso mi vengono questi dubbi atavici per cui non dormo la notte – e aver deciso di prediligere la seconda forma, arriva la domanda.
Qual è uno dei simboli per eccellenza della serenità e della pace? La colomba? L'ulivo? L'arcobaleno? Un bimbo che ride? Ecco, per me è il vassoio dei pasticcini. Ho sempre il cibo in testa. Quel pacchettino che sembra un regalo, con i fiocchetti arricciati sapientemente con la lama delle forbici, si apre in un'esplosione di profumi e di colori in mezzo alla tavola domenicale ancora piena di briciole. Tortine di frutta – quella col mandarino rimane sempre l'ultima, povera nerd - funghetti, bignè con le calottine colorate, chantilly con nuvole di panna montata, cannoli e tante altre meraviglie: un tripudio. E' per me il simbolo del pranzo in famiglia, dello stravizio concesso nel giorno di festa. Quando ero piccola, all'uscita della messa domenicale, spesso andavo con mio papà nella panetteria-pasticceria all'angolo, vicino alla chiesa, per comprare qualche pasta per il dolce del pranzo. Proprio perché era una panetteria e meno pasticceria, la scelta non era così ampia e a volte c'era solo varietà nella pasticceria secca che, per carità, è buona, ma quella fresca è tutta un'altra storia. Ma tra i miei dolci preferiti c'è la meringa: friabile, dolce, candida, spumosa. E' uno dei pasticcini secchi tipici piemontesi, che veniva servito durante le merende dei Savoia insieme con una tazza di cioccolata purissima, come ho imparato nel mio tour Merenda Reale®. Al mio compleanno, mio papà mi comprava sempre la torta meringata con i marron glacè, la mia preferita, forse anche perché legata a bei ricordi.
La meringa è di una semplicità imbarazzante, solo albumi e zucchero, ma sovente le cose più facili sono di una difficoltà mostruosa. Le meringhe erano l'incubo di mia suocera, non le venivano mai. Io ho fatto qualche tentativo in passato, ma c'era molta aria di diludendo. Ho lasciato perdere per anni, poi ho riprovato e ce l'ho fatta. Non erano perfette, gli albumi sarebbero dovuti montare un po' di più, quindi non sono riuscita a dare la forma a spumino, ma consistenza e gusto erano eccezionali. La difficoltà sta nel mettere lo zucchero nel momento giusto mentre gli albumi montano, ma posso dire con grande sicumera che è decisamente questione di culo.
Provateci e non vi arrendete.

A casa mia...stappiamo anche delle bollicine!

Meringhe

1 commento:

  1. Ho un bel ricordo di un sabato pomeriggio, secoli e secoli fa, della mamma che sforna tutta orgogliosa le meringhe a forma di gatto. I dolci non sono mai stati il suo forte! Grazie cognatina, con il tuo blog e le tue ricette mi sembra di avere la mamma e la nonna ancora qui con noi!

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