martedì 16 luglio 2013

Un piatto da 110 e lode

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Era un caldo giorno di luglio quando mi sono laureata. Lo stomaco sottosopra, una fifa blu e quella vocina che mi diceva “Vai via, chettenefai della laurea? Vai via”. Avrei avuto bisogno di una seduta express di psicoterapia. Camminavo nervosamente per il corridoio centrale di Palazzo Nuovo, sede torinese di tutte le facoltà umanistiche, ripassando il mio discorso per la discussione e quelle mi sono sembrate le ore più lunghe della mia vita. Quando mi sono seduta, con il cuore in gola, davanti ai prof, mi sono tranquillizzata: avevo fatto 30 (e non di voto, mannaggia!), facciamo 31. Non so come mai, ma è una prerogativa dei relatori esterni – cosa provata in più discussioni di laurea - avere quella simpatica caratteristica di essere leggermente...come dire...non mi viene la parola...ah, sì: stronzi. E non perdono occasione per mettere in difficoltà il povero laureando seduto con le mani sudate che ha come unico pensiero martellante “Da qui non ne esco vivo”. Ovviamente è stato così anche per me, dove il mio relatore esterno ha contestato qualcosa di veramente stupido, facendomi anche capire che della mia tesi aveva letto una pagina sì e venti no, probabilmente seduto in gabinetto. Non mi sono lasciata intimorire, mi ero fatta un discreto mazzo a scrivere la tesi, essendo già mamma e lavorando, per cui gli ho risposto con fermezza ed educazione scardinando le sue insulse parole. Eh nno Renè. Emmò te rompo er culo! La mia tesi era su Camilleri, sul giallo di denuncia, ma non poteva mancare almeno un capitolo che parlasse di cucina: il blog già vagava nella mia mente. Oggi, quindi, una ricetta tanto cara al Commissario Montalbano, un grande classico che è sinonimo di estate – ma anche di inverno non è niente male – ed è per me una delle godurie massime della vita: gli spaghetti con le vongole. Pochissimi ingredienti e una semplicità imbarazzante per un piatto che è la quintessenza della libidine, da 110 e lode. Consiglio: munitevi di pazienza per sgusciare le vongole e finite la cottura della pasta risottandola, il risultato sarà stupefacente. Da gustare con vino bianco ghiacciato, per me bollicine. Un'unica accortezza e favore personale: il parmigiano è vietatissimo, pena la galera.
[...]In attesa, Augello s'impadronì del giornale del commissario e si mise a leggere. Gli spaghetti arrivarono quando per fortuna Montalbano aveva finito il nasello, perché Mimì cosparse il suo piatto di parmigiano. Gesù! Persino una jena ch'è una jena e si nutre di carogne avrebbe dato di stomaco all'idea di un piatto di pasta con le vongole col parmigiano sopra!” (da “Il ladro di merendine”, Sellerio 2006)

A casa mia...Montalbano sono!

Spaghetti con le vongole

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