mercoledì 27 novembre 2013

Il brutto anatroccolo

Ilary - Immagine da wikipedia.it
Vi ho mai detto che ero una piccola atleta in erba della ginnastica ritmica? Ecco, non proprio una stella, diciamo più una meterorite. Avevo dodici anni e sono rimasta sflashiata tardivamente da Ilary con il suo nastro colorato, così ho cominciato a frequentare le lezioni in una delle più antiche palestre di Torino, fucina dove sono cresciuti veri atleti pluri premiati. Me esclusa. Ci andavo due volte alla settimana, insieme alle mie amiche del cuore delle medie e mi divertivo come una matta: ognuna di noi si era scelta un armadietto dello spogliatoio, in cui avevamo scritto con la matita cancellabile il nome del nostro amato, non perché fossimo delle banderuole, ma solo perché eravamo molto romantiche e non vandale. Mi piaceva indossare il body verde con lo stemma della scuola sul braccio e le mezze punte mi facevano sentire una vera professionista quando saltavo per riprendere al volo il cerchio o la corda. Brava, sì, volenterosa, ma diciamo che la grazia delle ballerine di danza classica non mi è mai appartenuta. C'erano delle ragazzine più grandi, belle, alte e slanciate, con un invidiatissimo accenno di seno, un nastro multicolore che tutte avremmo voluto, ma con un po' di puzza sotto il naso. Non abbiamo mai legato. Poi c'era Fabrizia, una bimba tenera, con i capelli scuri alle spalle, gli occhi enormi sempre un po' spersi: secondo me le faceva cagarissimo la ginnastica ritmica e le mutandine rosa che le spuntavano involontariamente dal body d'ordinanza la facevano sembrare ancora più impacciata. Era un po' goffa nei movimenti e questo mi faceva sentire un po' la Carla Fracci delle clavette: non gliene sarò mai abbastanza grata, autostima a mille. Con Fabrizia ci siamo poi perse di vista, come spesso accade, per poi rincontrarci casualmente tra le vie di Torino qualche anno fa: Fabrizia è diventata una donna, una gran gnocca oserei dire, con i capelli fluenti da far schiattare quelle che agitano la testa nelle pubblicità degli shampoo, occhi da cerbiatta, sicuri e fieri, un viso bellissimo. Il piccolo anatroccolo si è trasformato in cigno.
Quest'anno mi sentivo avantissima rispetto ai miei standard per quanto riguarda il Natale, perché ho cominciato a prendere qualche regalo e la casa ha già qualche addobbo, ma Fabrizia ha veramente battuto tutti facendo l'albero a inizi novembre e introducendomi così nell'atmosfera natalizia. Mito.
Oggi allora vi propongo un'altra ricetta perfetta per la tavola delle feste: arrosto di maiale al latte e nocciole. E' un secondo che esce un po' dal solito, ma che è sempre di facile esecuzione: il filetto cotto con il latte e il timo rimane morbido e profumato, le nocciole tritate arricchiscono la salsa di accompagnamento, gustosa e delicata, che verrà finita con una sontuosa scarpetta. Ma non da ballo.

A casa mia...Ilary, armoniosa Ilary!

Arrosto di maiale con latte e nocciole

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