lunedì 18 novembre 2013

Tu chiamale, se vuoi, emozioni

Foto de labottegamoderna.com
Ci sono momenti della vita che non si scordano, che ti cambiano profondamente, quegli avvenimenti così importanti che anche a distanza di anni, a pensarci, provi la stessa emozione. Non parlo di matrimonio, né di figli e neanche dell'acquisto di una borsa di Gucci, anche se in questo caso tantarobba. Quindici anni fa diventavo maggiorenne – opporcavacca, quin-di-ci – una data significativa per tutti gli adolescenti perché è il passaggio verso l'età adulta, perché puoi votare, perché puoi firmare le giustificazioni a scuola – ma se sei minorenne, procurati una compagna brava a falsificare la firma di tua madre, come ho fatto io – ma sopratutto perché puoi prendere la patente. Non sono mai stata una fanatica delle automobili, ma guidare mi piace molto fin dai tempi dell'autoscontro e dai miei diciotto anni non volevo altro che quel lenzuolino rosa della motorizzazione. Sì, ho ancora la vecchia patente, non fate gli screanzati con battute sull'età. Il giorno in cui ho fatto l'esame di guida era inverno, ma c'era un gran sole, preludio di una primavera che voleva arrivare. Era un sabato pomeriggio, dopo la scuola, e ricordo benissimo quella gioia straripante nel firmare con mano tremante quel documento rosa, dopo che l'esaminatore pronunciò le fatidiche parole: “Signorì, accosti pure”. Dallo specchietto retrovisore mi accorsi che c'era la macchina di mio padre, il quale mi aveva seguito da lontano, e con un gesto atletico alla Bo&Luke sono uscita fuori da finestrino sventolando la mia patente nuova di pacca. Tu chiamale, se vuoi, emozioni. I miei genitori partirono poi per la montagna ed io passai tutto il pomeriggio a guidare per Torino con la Panda 750CL – macchina di un certo livello - di mia madre e il sorriso stampato sulla faccia.
Ecco, io una macchina proprio mia non l'ho mai avuta e adesso, per esigenze logistiche familiari, mi servirebbe proprio: non dico un'automobile di lusso, ma neanche una Prinz, mi andrebbe bene anche una zucca trasformata in carrozza. Nell'attesa che arrivi la Fata Madrina a fare tutto il suo cine con la bacchetta magica, comincio io a trasformare una zucca in soffice purè. E' un'alternativa sana e gustosa del classico purè di patate, da abbinare a carni o semplicemente da mangiare con un cucchiaio dalla ciotola. Solo zucca, un fiocchetto di burro, noce moscata e parmigiano per un contorno che non ha bisogno di magia, ma che lo è.

A casa mia...cercasi auto!

Purè di zucca

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