martedì 10 giugno 2014

La Mugnaia di Ivrea

Lo staff de La Mugnaia
 Cosa accomuna un piemontese cresciuto tra le montagne e i ruscelli, e una pugliese del Salento sempre in costume? Cosa unisce un filosofo un po' timido e una scultrice estroversa e frizzante come solo le persone del sud sanno essere? E cosa porta, il sopracitato filosofo, ad abbandonare gli scritti sulla maieutica socratica – che però cita – per indossare un grembiule e sperimentare in cucina? La risposta è semplice: l'Amore. Sì, quello con la A maiuscola, qui declinato in tutte le sue accezioni: amore tra due giovani, amore per il proprio lavoro, per la cucina, per la ricerca degli ingredienti migliori, per il buon vino, amore per un progetto, per i dettagli – che fanno, uh se fanno! - amore per gli altri.
Questo è ciò che sta alla base de La Mugnaia, ristorante aperto dallo Chef Marco Rossi – il filosofo – e dalla compagna Elisa Campa – la scultrice, nonché sommeiller e responsabile di sala – nel giugno del 2011 nel cuore del centro storico di Ivrea.
La Mugnaia – il nome deriva dalla principale maschera del carnevale d'Ivrea – è un locale semplice, ma elegante, due salette con volte di mattoni a vista e un piccolo dehors estivo dove ci è stato servito l'aperitivo: un fingerfood di fagioli Piattella con crudo di tonno e cipolle rosse caramellate, e un mini croissant salato con sasaka che, a dispetto del nome orientaleggiante, è uno speciale salame friulano. Il preambolo ci fa intuire una cena di alto livello. E così è stato.
Come antipasto, una tometta fresca della Valchiusella con erbe spontanee e polvere di olio di noci: un piatto che è un quadro primaverile e che ti fa immaginare di essere Heidi al pascolo insieme a Peter e a Fiocco di Neve. 
Tometta della Valchiusella con erbe spontanee e polvere di olio di noci


Si prosegue con un tris di trota della Valchiusella, carpaccio, tartare agli agrumi e carpione di moscato: la scelta sulla versione più buona è ardua. Polpo croccante al pignoletto rosso – una farina di mais rossa – su passatina di ceci e olio alla vaniglia: un fritto asciutto e gustoso che ben si abbinava alla crema, ma a mio modestissimo parere, mancava forse una nota di acidità. Ma qui stiamo proprio a fare le pulci.
Come primi, una crema di fave con baccalà confit, gamberi rossi di Sicilia e olio agrumato: un piatto delicato, ma con un gran carattere, esteticamente meraviglioso; gnocchetti di ortiche su crema di bufala affumicata, melanzane e pomodoro fresco: i sapori mediterranei, i colori splendidi del nostro Paese, la sapienza nel rendere speciale anche gli ingredienti più semplici.
Il secondo è un maialino al latte cotto nel fieno che si scioglie in bocca, accompagnato da un purè di sedano rapa e una composta di rabarbaro e zenzero: il nostro tavolo ha decretato il maialino dello Chef Marco, re indiscusso della serata.
Un pre dessert fresco e godibile come una pallina di fiordilatte con olio agli agrumi – che uno pensa: “L'olio sul gelato?!” e invece è un matrimonio d'amore – e un dolce di influenza meridionale, tra la Puglia e la Sicilia, con una crema di mandorle e granita al caffè: una presentazione da ristorante stellato.

Un caffè alla mandorla, grazie!

Alla Mugnaia ho trascorso una meravigliosa serata, non solo per la bontà dei piatti e la loro presentazione, per l'ottima compagnia e le risate, ma anche per quell'attenzione alle piccole cose – il pane fatto in casa, la piccola pasticceria, l'uso di materie prime ottime, la scelta dei vini abbinati, il segnaposto personalizzato – che mi hanno fatto sentire coccolata.
Ora, io fossi in voi, prenderei subito il telefono e prenoterei alla Mugnaia perché i menù degustazione vanno dai 32€ ai 38€, ma lo Chef Marco è uno da tenere d'occhio perché può ambire a sfoggiare la stelletta Michelin sul bavero molto presto.
Ed io, povera foodblogger, cosa posso proporvi dopo questo popò di cena? Ma non mi metto neanche in competizione e vi snocciolo la ricetta più semplice che può venirvi in mente: la pasta aglio, olio e peperoncino. Proprio quella da metter su a mezzanotte con gli amici, ma con la cottura risottata, facendo cuocere la pasta direttamente in padella in modo da usare meno olio – ma che sia ottimo! - e avere un risultato cremoso e godurioso. Perchè io, comunque, sto sempre dieta, anche se effettivamente non si direbbe.

A casa mia...viva la Mugnaia!

Penne risottate "ajo, ojo"

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