martedì 3 marzo 2015

Olà, você é linda

Foto di Biodiversipedia
Lei aveva lunghi capelli biondi, gli occhi appena truccati con un po' di matita blu, le unghie ancora smangiucchiate durante i pomeriggi passati sui libri di filosofia e di greco, un fisico che le sembrava sempre inadatto confrontandolo con quello delle amiche più magre e perfette anche con una tuta. Aveva diciotto anni e quella fresca e inconsapevole bellezza che si ha solo a quell'età. Era stufa di innamorarsi di ragazzi che la trovavano molto simpatica, che le dicevano “Quanto sto bene con te, mi fai scassare dal ridere!” ma che poi le chiedevano il numero di telefono dell'amica. Lei, inguaribile romantica, sognava il principe azzurro, sperava di essere la burrosa Brenda spaesata dal trasferimento dal Minnesota, ma che poi si beccava il più figo della scuola e non sopportava le Kelly super perfette, in agguato per rubarle il suo Dylan.
Era a Lisbona, una serata trascorsa con gli amici ai Docas sulle rive del fiume Tejo, una birra, una partita a biliardo.
Dietro al bancone c'era lui: bello, alto, con i capelli neri tagliati corti, gli occhi verdi, profondi e vivaci, sembrava Tom Cruise in Cocktail – che, vorrei dire, tantissima roba - e la guardava insistentemente con un sorriso stampato sulle labbra. “Olà, você é linda”. Ciao, sei bellissima. Le regalò una rosa rossa e lei si innamorò.

Questa è una storia vera, la lei descritta sono io, ero proprio in Portogallo in gita scolastica e quell'incontro romantico è realmente accaduto. Ma ci sono particolari tralasciati: lui si chiamava Nunu, troppo simile come assonanza allo “gnugnu” piemontese, e dopo quella rosa non mi cagò più di striscio. Maronn' quante pagine di diario scritte! Quella rosa – ormai rinsecchita – è stata sulla mia scrivania, dentro ad una bottiglia di Smirnoff, per tantissimo tempo; avevo anche composto una canzone – eh, quand'ero giovane ero sempre con la chitarra in mano - dedicata a questo amore straniero, sempre in attesa del principe azzurro che, non potevo sapere, sarebbe arrivato un paio di anni dopo, senza neanche dover baciare una rana, e che oggi risponde al nome de Il Maritino, l'amore vero.
L'unica rana che vale la pena di tenere in mano è la pescatrice: infarinatela leggermente, fatela cuocere a fuoco lento con spicchi di limone e saporiti pomodori secchi che sanno di sole. La rana pescatrice è un pesce dalla carne molto soda, il filetto è senza spine per cui perfetto anche per i bimbi: provatela per un secondo veramente al bacio.
E la morale – perché c'è una morale – è che non importa che tu sia un portoghese o un uzbeko, l'importante è che se non mi caghi, me lo dici prima.

A casa mia...bom dia!

Rana pescatrice con limone e pomodori secchi

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