giovedì 13 dicembre 2012

Santa Lucia

Mago Zurlì con Cristina D'Avena

Ci sono date e nomi che nella nostra vita assumono un determinato valore, che in qualche modo “tornano” negli anni, abbinati a momenti e persone particolari. Aprono cassetti della memoria e ci portano indietro nel tempo. Oggi, 13 dicembre, Santa Lucia, è una dei quelle date.
In questo giorno, trentadue anni fa, sono stata battezzata. Avevo un mese di vita, per cui non ricordo ovviamente una beneamata, ma è stato sicuramente un giorno emozionante e di festa per la mia famiglia. Lucia, poi, è un nome che a mia madre è sempre piaciuto – era in lizza per la mia nascita - e per me è legato ad un'amica speciale, con cui mi sono sempre fatta un sacco di risate, e che adesso suona con la chitarra Whats'up dei 4 no Blondes su una nuvola in cielo.
Quando avevo cinque anni, ho partecipato ad una specie di Zecchino d'Oro piemontese, credo fosse una sorta di selezione per quello vero di Bologna, cantando la canzone “Santa Lucia”. Ero piccola, ma ricordo ancora a memoria il testo e quella giornata davanti alle telecamere. Sto zitta zitta nel mio letto, ho un po' di sonno ma ti aspetto, in questa notte scura scura – per me scuva scuva – se penso a te non ho paura – pauva – E' una notte di poesia, sta arrivando Santa Lucia. C'era un presentatore allucinante, con un maglione improponibile e un accento napoletano spiccatissimo – perfetto per una tv piemontese! - che cercava di fare il simpatico, ma non gli riusciva bene. Dopo la mia esibizione piena di erre moscie, il mago Zurlì della situazione mi regalò la bbbambbolina – un'orrenda bambola di 10 cm da negozio cinese con la sua culletta di plastica:si ruppe appena arrivata a casa – il dibblomino – pezzo di carta con scritto “complimenti” - il disshhco! – un 45 giri di Gianni Liborio e scusate se è poco. Non so bene come mai sia capitata in quel posto. Da una parte è stato divertente, ma quando mi proposero un provino per il coro dell'Antoniano, risposi no grazie. Una carriera – cavvieva – da cantante buttata alle ortiche. Tant'è.
Il 13 dicembre era anche la data di scadenza – funziona un po' come lo yogurt – per Beatrice. Un anno fa cominciava il mio doloroso percorso verso il momento più alto che una donna(e un uomo) possa sperimentare: dare la vita. In quelle ore interminabili – e mi scuso con le amiche primipare che mi leggono - avevo un pensiero fisso: ma puttana Eva! Non poteva mangiarsi un mango, invece di una banalissima mela, e risparmiarci questo cavolo di “E tu donna, tu, partorirai con dolore”. Accidenti a lei.
Santa Lucia, protettrice degli occhi, colei che porta la luce – nel calendario gregoriano era il giorno più corto dell'anno – siciliana di Siracusa è la figura che in diverse regioni del nord Italia e nei paesi scandinavi sostituisce quella di Babbo Natale. Nella notte i bambini aspettano che la Santa porti loro i doni, esattamente come recitava il testo della mia hit zecchiniana.
In Piemonte non c'è questa tradizione – o almeno io non l'ho mai vissuta – ma per molti oggi è un giorno di festa, da trascorrere in famiglia e ovviamente a tavola.
Oggi un secondo di carne che è un grande classico, con cui non si sbaglia mai: l'arrosto al forno con le patate è semplice da fare e piace a tutti. Ho fatto rosolare prima il fiocco sul fuoco, poi ha cotto in forno, lentamente, con le patate aromatizzate con il rosmarino e l'aglio, bagnate dal marsala e dal brodo. La carne, nappata con la salsa addensata con un po' di farina, rimane morbida e gustosa. Un secondo importante, che fa molto domenica. Unico consiglio: esagerate con le patate. Quelle non sono mai abbastanza.

A casa mia...Santa Lu, Lucia, vieni qui, fermati qui, fermati....a casa mia!

Arrosto al forno con patate

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